Quarant’anni fa giurava il governo Craxi I, l’esecutivo più longevo della prima Repubblica: 1.058 giorni, dal 4 agosto 1983 al 1° agosto 1986. Record poi battuto dal Berlusconi II, in carica dal 2001 al 2005.
Ma come nacque il governo guidato da Bettino Craxi? Alle elezioni del giugno 1983 la Dc, partito di maggioranza relativa, subisce un tracollo: -7%. Contemporaneamente il Psi, di cui Craxi segretario, guadagna quasi il 2%, arrivando all’11,4%. A quel punto il presidente della Repubblica, il socialista Sandro Pertini, conferisce a Bettino l’incarico di formare il nuovo governo. Impresa che al leader del Psi riesce. Accanto a sé, sui banchi dell’esecutivo, Craxi vuole tutti i maggiori esponenti politici dell’epoca, tranne il suo acerrimo “nemico” Ciriaco De Mita, segretario della Dc. La squadra, tra gli altri, comprende: Arnaldo Forlani alla vicepresidenza, Giulio Andreotti ministro degli Esteri, Oscar Luigi Scalfaro agli Interni, Mino Martinazzoli alla Giustizia, Giovanni Spadolini alla Difesa e Gianni De Michelis al Lavoro. Craxi ottiene la formazione di un “consiglio di gabinetto” ristretto, tra i principali ministri e leader della maggioranza, che possa fungere da “camera di compensazione” per scaricare le tensioni tra gli alleati.
La navigazione del governo Craxi è stata spesso travagliata da prove che sembravano insormontabili. Diversi sono stati i provvedimenti presi da quell’esecutivo che hanno fatto storia. Il primo è la revisione del Concordato tra Stato e Chiesa, fermo ai patti Lateranensi del 1929. Il documento viene firmato il 18 febbraio a Villa Madama, dal segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli e da Craxi. Giuliano Amato, allora segretario del Consiglio dei ministri, ricorderà come la sera precedente, Bettino “letta l’ultima stesura del testo, chiuse la cartella, si alzò, girò intorno al tavolo, si portò davanti al ritratto di Garibaldi che teneva lì come un’icona, e gli disse: ‘Ti chiedo perdono!'”.
Una sfida che sembra impossibile è quella sull’indicizzazione automatica dei salari (la cosiddetta scala mobile) che da meccanismo di protezione era finita per diventare un meccanismo di erosione degli stipendi, contribuendo a innescare un’inflazione a due cifre, che nel 1983 si era attestata al 14,7%. Per spezzare questa spirale, il governo pensa a un taglio della scala mobile. La Cgil, spalleggiata dal Pci, si mette però di traverso. Ma Craxi, spronato da Cisl, Uil e dal ministro del Lavoro De Michelis, tira dritto e il 14 febbraio vara il suo provvedimento antinflazionistico, tagliando tre dei dodici scatti di contingenza previsti nel 1984. La risposta di Cgil e Pci è durissima: organizzano una grande manifestazione di protesta e raccolgono le firme per il referendum abrogativo. Il presidente del Consiglio, però, non si tira indietro e a un giornalista che gli chiede se fosse pronto alle dimissioni in caso di vittoria dei sì all’abrogazione, risponde: “Un minuto dopo”. La consultazione è fissata per il 9 giugno 1985: vincono i no all’abrogazione della legge sul taglio della scala mobile sono il 54,3%, mentre i sì si fermano al 45,7%. Il governo Craxi è salvo.
Intanto, dopo una denuncia della Rai e dell’Associazione nazionale teleradio indipendenti, a metà ottobre del 1984 i pretori di Torino, Roma e Pescara emanano dei decreti ingiuntivi alla Fininvest di Silvio Berlusconi. L’accusa è che, col sistema delle videocassette, Canale 5, Italia 1 e Rete 4, abbiano realizzato un sistema di interconnessione simultanea regionale, violando la legge che vieta le trasmissioni di tv private a livello nazionale. Da Londra, dov’è in visita istituzionale, Craxi annuncia la convocazione di un Consiglio dei ministri. Il governo approva un primo decreto per consentire alle tre reti Fininvest di continuare le loro trasmissioni.
L’episodio più noto di quegli anni, probabilmente, è quello relativo alla ‘crisi’ di Sigonella, base aerea Nato in Sicilia. I caccia americani avevano costretto ad atterrare lì un volo su cui c’erano quattro palestinesi, accusati di aver sequestrato la nave da crociera italiana Achille Lauro, e ucciso un passeggero, Leon Klinghoffer, ebreo e cittadino statunitense. Una volta fatto atterrare l’aereo, gli uomini della Delta Force statunitense lo circondano immediatamente, armi in pugno. L’obiettivo era quello di catturare i palestinesi e portarli negli Usa per processarli. Craxi la vede diversamente: i reati sono stati commessi a bordo di una nave italiana, quindi in territorio italiano, ed è Roma a dover decidere se e chi estradare. Così invia i carabinieri, che circondano a loro volta i militari americani. Dopo una telefonata tra Craxi e Ronald Reagan, il presidente americano decide di far ritirare i propri uomini.
Un indiscutibile successo a livello internazionale, forse il più grande, il governo Craxi lo ottiene all’inizio di maggio del 1986 in occasione del G7 in programma a Tokyo. Allora il G7 era di fatto un semplice recettore delle decisioni prese dai ministri del Tesoro del G5, di cui facevano parte Usa, Giappone, Gran Bretagna, Francia e Germania Ovest, ma da cui erano escluse Italia e Canada. L’obiettivo italiano è di cancellare il G5, trasferendone i poteri al G7. Se gli Stati Uniti sono favorevoli, però, i Paesi europei non vedono di buon occhio l’allargamento del club. A Tokyo viene così predisposta una bozza di superamento del G5 finanziario, ma la delegazione italiana, guidata dal leader socialista, non la trova abbastanza chiara e chiede al direttore generale della Banca d’Italia di modificare il testo. Ottenuta la nuova bozza, Antonio Badini (ambasciatore che fa parte dello staff di Craxi) ricorda di essersi precipitato “davanti la porta della sala dove erano in riunione i leader, e – intravista Isabella Randone, l’interprete di Craxi – le feci cenno di uscire. La incaricai di dire al presidente di farmi entrare e nel frattempo chiedere a Reagan di fare interrompere la discussione in corso. Tutto si giocava sul filo dei minuti, poiché alcuni dei ministri del Tesoro stavano lasciando la sala dei lavori. Entro e su incarico di Craxi mostro a Reagan la frase da cambiare. Reagan chiese al suo assistente di far chiamare con urgenza James Baker (segretario del Tesoro americano, ndr), che arrivò dopo neanche tre minuti”. Arrivato Baker, Reagan gli chiede di modificare il documento come richiesto dall’Italia. Viene soppresso il G5 come organo ausiliario del G7 per gli aspetti finanziari.
Ma è il canto del cigno. Nel frattempo, infatti, il segretario democristiano De Mita ha affilato le armi per andare all’assalto di Palazzo Chigi. Il passaggio chiave è il congresso Dc del maggio 1986, che lo incorona segretario per la terza volta. A giugno il governo va sotto per 24 volte nelle votazioni a scrutinio segreto. L’ennesimo incidente di percorso, durante il voto sul decreto legge della finanza locale, il 27 giugno, induce Craxi alle dimissioni da presidente del Consiglio. Segue un mese di stallo e poi un nuovo governo Craxi, che durerà 260 giorni e non avrà la spinta propulsiva del primo.
(di Fabio Florindi / AGI)