Idranti, gas lacrimogeni e manganelli, questi gli strumenti in uso da stamattina al porto di Trieste dove, da venerdì, si stava tenendo un presidio pacifico contro il lasciapassare verde da parte dei lavoratori. Le immagini ed i video diffusi in rete hanno mostrato al mondo, nonostante i media mainstream italiani continuino a minimizzare, scene che hanno dell’incredibile in un paese che dovrebbe essere democratico ma che, molto probabilmente, si sta avvicinando a grandi passi verso una dittatura di tipo sud americano.
La memoria, vedendo persone sedute in terra ed a braccia alzate mentre venivano cannoneggiate dai getti d’acqua delle forze dell’ordine, va subito a fatti di cronaca tristemente indimenticabili come quelli del 1989 a piazza Tienanmen o, per restare in Italia, a quelli dell’irruzione e del pestaggio alla scuola Diaz nella folle notte del 21 luglio 2001.
“Siamo disarmati, abbiamo bambini a casa, vergogna”, urla una manifestante all’indirizzo dei poliziotti ma, evidentemente, non è servito ad evitare manganelli e lacrimogeni sui lavoratori e su persone assolutamente non violente da parte di quegli stessi rappresentanti delle forze di polizia che, pochissimi giorni fa a Roma, erano stati fermi a guardare, senza intervenire, l’assalto di pochi facinorosi alla sede nazionale della CGIL.
La cronaca di questa giornata indegna per uno Stato che si definisce democratico è sotto gli occhi di tutto il mondo e già alcuni paesi – Romania e Repubblica Ceca in primis – iniziano a definire l’Italia un paese dove vige un repressivo regime totalitario.
(Posted on Ottobre 18, 2021, La Tribuna di Roma)