La via cinese della globalizzazione

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Un intervento molto importante e che merita un attento approfondimento è stato quello del fondatore di The China Africa Project, Eric Olander durante la trasmissione Presa Diretta, dal quale si evince chiaramente come la Cina, attraverso la “Via della Seta”, intenda valorizzare un proprio modello di globalizzazione che, fondandosi sull’espansione economica piuttosto che su quella militare tipicamente occidentale, punta a riposizionare gli assetti geopolitici mondiali spostando l’asse centrale sempre più ad est.

«La Via della Seta è qualcosa che esiste già e non un progetto che sarà realizzato tra 20 anni. Prendiamo due paesi che fanno parte dell’accordo, per esempio Kazakistan e Kenya, e vediamo cosa già oggi succede quando avviene uno scambio commerciale tra di loro. Ipotizziamo che un acquirente del Kazakistan voglia comprare dei fiori prodotti in Kenya. Va sul sito di ecommerce cinese Alibaba, fa la ricerca del prodotto ed inserisce l’ordine di acquisto. Questo passa attraverso una infrastruttura digitale costruita dai cinesi e arriva a un satellite anch’esso cinese. Poi viene ritrasmesso in Kenya dove il produttore lo riceve su uno smartphone cinese che funziona sulla rete 4G costruita dall’azienda cinese Huawei. Il pagamento viene fatto utilizzando una moneta digitale cinese, lo Yuan, senza usare il sistema interbancario SWIFT o il Dollaro. Non viene dunque utilizzato nessuno degli standard che hanno regolato il mondo finanziario internazionale negli ultimi 70 anni. A questo punto l’agricoltore kenyano prepara la scatola di fiori e la spedisce. Il pacco viene tracciato lungo tutto il percorso dal sistema satellitare cinese Baidu e non più dal sistema americano GPS. Viaggia su una ferrovia costruita dai cinesi verso la costa fino alla zona franca di interscambio cinese al porto di Mombasa. Qui la dogana pesa e registra il pacco utilizzando computer e scanner cinesi. La scatola di fiori viene quindi imbarcata su una nave di Cosco (compagnia di shipping cinese) che lo consegna in qualche porto asiatico gestito dai cinesi. Da lì infine viaggia su ferrovie e strade costruite dai cinesi fino al luogo di consegna. Questo succede su un pacco che non è mai stato in Cina. Questo ovviamente irrita profondamente gli americani e gli europei che sono sempre stati abituati a dettare le regole del gioco a tutti», dice senza usare mezzi termini Oleander e facendo da apripista ad un vero e proprio ordine economico mondiale alternativo a quello attuale, basato su infrastrutture, tecnologie e denaro cinesi.

L’occidente saprà rendersi competitivo in questa nuova sfida dove il Dragone sembra trovarsi in un posizione di assoluto vantaggio?

(Posted on Marzo 18, 2022, La Tribuna di Roma)

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