Vi è un racconto che parla di fantasmi, misteriose apparizioni e di un grande tempio pagano. Narra di una fanciulla, del suo dolore e di un canto che s’innalza alto e chiaro, simile al tintinnio di campane lontane. Chiudete la porta, isolate i rumori e regalatemi del tempo per raccontare del Castello di Leucatia. Regolate la luce e lasciate fuori gli affanni. La vicenda che mi appresto a narrarvi parla di una Catania che non c’è più. Di riti simili a liturgie, a rigide regole, dell’amore negato e di intensa malinconia. La storia del Castello di Leucatia e della giovane Angelina Mioccio.
Castello di Leucatia: 1911
Angelina, giovane e bella, era la figlia di un ricco commerciante di origine ebrea (le stelle a sei punte che si trovano lungo i merli dei torrioni del Castello, ne attestano le ascendenze). Trascorreva le sue giornate in ore gioiose e piccoli lussi. Il suo cuore palpitava per un ragazzo, umile e gentile. Un amore puro e sincero, fatto di sguardi e di piccoli colloqui. La vita sembrava fluire tranquilla, ma Angelina non poteva ancora sapere cosa le sarebbe toccato affrontare. La sua esistenza non era altro che lo specchio di una visione patriarcale e maschilista. All’alba dei suoi diciotto anni, il padre la promise in sposa ad un ricco avvocato. Nel 1911 fece costruire il Castello di Leucatia, simbolo e dono per le nozze della figlia prediletta.
Angelina cercò di opporsi a tale decisione, non conosceva quell’uomo che aveva visto a malapena una sola volta e che aveva quasi trent’anni più di lei. La signorina Mioccio amava un altro. Quel giovane garbato che rispondeva al nome di Alfio, lontano parente caduto in disgrazia. Quel giovane che si fece assumere presso la ditta del padre di Angelina, ma che non ebbe il coraggio di reclamare la mano dell’amata. Un moto di paura? Forse vile vigliaccheria? O il non rischiare il rifiuto e la perdita del posto di lavoro appena conquistato? Quel che è certo, in questa triste storia, è il doppio tradimento subito dalla giovane. Da parte del padre, che non ha saputo ascoltare il grido disperato di una figlia e quello da parte di Alfio, che non ha lottato per il suo amore.
La scelta di Angelina Mioccio e la sorte beffarda
Angelina, a soli diciannove anni, decide di lanciarsi nel vuoto, dal terzo piano del Castello di Leucatia. Rinuncia ad un futuro senza la persona amata. Sceglie di non essere un oggetto e neanche una merce di scambio. Angelina, con quel tragico gesto, sceglie di rifiutare una vita che non le sarebbe mai appartenuta. La sorte, però, è spesso fin troppo beffarda e per volere del padre, il corpo della povera Angelina venne imbalsamato e vestito con quell’abito da sposa che lei non avrebbe mai voluto indossare. Il Castello, non ancora ultimato, venne venduto dopo la tragedia. Il corpo della Mioccio venne traslato in una Cappella gentilizia del cimitero di via Acquicella.
Castello di Leucatia, tra storia e leggenda
I castelli, nell’immaginario collettivo, sono sempre stati circondati da aloni misteriosi e sentori di indefinito. La vicenda di Angelina ha influito significativamente ad alimentare superstizioni, leggende, storie di fantasmi e secondo i frammenti storici raccolti e studiati dal Dott. Santo Privitera, sappiamo che il Castello di Leucatia sorge sulle macerie di un tempio pagano di colore bianco. Il toponimo Leucatia, infatti, deriva dal greco Leucos; bianco e catria; divinità. Durante la Seconda Guerra Mondiale, venne requisito e rivestì il ruolo di roccaforte antiaerea tedesca. Dopo il conflitto, venne acquistato nel 1960 dal Comune di Catania. Oggi il Castello di Leucatia, nel quartiere Barriera-Canalicchio, è la sede della Biblioteca Centro Culturale “Rosario Livatino”, inaugurata nel 2001.
(Articolo di Cristina Gatto nato dal racconto di Giuseppe Costanzo e dalla lettura del meraviglioso libro della giornalista Rossella Jannello, La Bella Angelina, Catania, Carthago Edizioni, 2017)