Crux Christi Serpentis : un cristianesimo in chiave tantrica ed esoterica

di Fabrizio Federici

Rileggere Antico e Nuovo Testamento alla luce dell’antichissima sapienza tantrica: sapienza che Cristo stesso potrebbe aver assimilato in viaggi d’approfondimento e di preparazione fatti in Oriente nei decenni intercorsi tra l’infanzia e l’inizio della vita pubblica (sui quali, com’è noto, nulla dicono i Vangeli canonici). Ecco l’intento base di questo “Crux Christi serpentis”

(Roma, 2012, pp. 134, €. 14): un saggio di Claudio Marucchi, giovane studioso di religioni e filosofie dell’ India e dell’ Estremo Oriente che da anni tiene seminari centrati sulla com
parazione tra dottrine filosofico-religiose orientali e occidentali, simbologia ed esoterismo. Il libro è pubblicato da Italia esoterica, nuova associazione dedita allo studio di tutto quanto riguarda esoterismo e spiritualità, e da Atanor, storica casa editrice romana specializzata in temi esoterici, antropologici e di cultura massonica.
Tutte le religioni sono (per riprendere un’ azzeccata immagine di Gandhi) rami d’uno stesso albero, o vie diverse per arrivare alla stessa meta, cioè Dio. Questo l’assunto iniziale dell’Autore, di stampo fortemente teosofico: da qui l’appassionata difesa che egli fa, nei primi capitoli del saggio, della libera ricerca religiosa, in chiave teistica o anche panteistico-naturalistica, da Socrate al primo Voltaire, da Giordano Bruno a Mazzini e Tolstoj. E – per restare sul terreno delle “religioni del libro” –  di quello che deve essere il libero e diretto rapporto del credente con le Sacre Scritture (Torah, Bibbia, Corano): da condurre sempre con spirito libero e razionale, secondo un filo di “civiltà del dubbio” e relativismo nel senso migliore del termine, che unisce idealmente Averroè e Maimonide, Avicenna e Lutero.
Ma la parte piu’ innovativa del saggio è dal capitolo X in poi: dopo aver ricordato i vari riferimenti alla sessualità presenti, a guardar bene, nell’ Antico Testamento (dalla cacciata di Adamo ed Eva al “Cantico dei cantici”, vero e proprio inno all’amore, a lungo osteggiato dalla Chiesa), Marucchi , con un lavoro soprattutto di comparazione filologica, tra Scritture ufficiali e apocrife, inquadra anzitutto il messaggio di Gesù nel complessivo quadro delle dottrine religiose e filosofiche orientali e mediterranee, dal tantrismo indù al buddhismo, sino al variegato mondo ellenistico. Poi – rifacendosi, in questo, ad autori come il belga Georges de Saint-Marcq (1865-1956) e, implicitamente, l’antropologo, di formazione demartiniana, Alfonso Maria Di Nola ( 1926-1997) – avanza l’ipotesi sconvolgente che l’ eucaristia istituita da Cristo nell’Ultima cena si basi solo metaforicamente sull’uso del pane e del vino: i quali, in realtà, sarebbero il seme e il sangue del Maestro di Nazareth e dei suoi successori, secondo un’ ampia tradizione iniziatica che, dal buddhismo tantrico e tibetano, attraverso appunto il cristianesimo nascente si sarebbe trasmessa all’ambiente mediterraneo.
Il cristianesimo ufficiale, quindi, cattolicesimo in primo luogo, non sarebbe altro che una volgarizzazione essoterica (e fortemente addomesticata, sul terreno anzitutto dei rapporti tra fede e  politica) d’una dottrina in realtà esoterica, nota, tuttora, solo a pochi massimi reggitori della Chiesa.
In effetti, chi ha una buona conoscenza dei Vangeli non può non accorgersi di alcune discrepanze esistenti tra i punti in cui Cristo stesso proclama che il suo messaggio è rivolto a tutti, senza lati esoterici ( come nella celebre immagine della fiaccola che deve essere posta sul mobile, per illuminare tutta la casa) e altri che, invece, sembrano davvero anticipare di secoli il pensiero massonico (ad esempio, i riferimenti alla pietra angolare che deve essere squadrata: citati nel 2011 dallo stesso Benedetto XVI nel Vangelo di una delle domeniche dell’ Avvento). Mentre è noto (circostanza, questa, approfondita da Corrado Augias nella sua celebre “Inchiesta su Gesu’ “ del 2006 ) che il Vangelo di Giovanni, il più ricco di spunti esoterici e di analogie col platonismo, pur dedicando ben 5 capitoli all’Ultima cena, non parla affatto dell’istituzione dell’eucaristia.
Però – ecco, a nostro avviso, il limite principale del saggio – un’ipotesi così rivoluzionaria  andrebbe sostenuta da un’approfondita indagine anche storico-critica, e archeologica che, peraltro, richiede anni di lavoro.
Un invito, questo, che rivolgiamo senz’altro a uno studioso di coraggio come Claudio Marucchi il cui lavoro, altrimenti, rischia di restar confinato sul piano della sola interpretazione del cristianesimo in chiave allegorica e quasi simbolico-psicanalitica, alla Eugen Drewermann: mentre è chiaro che un tipo d’indagine come questa merita d’essere sviluppato in pieno, su tutti i possibili terreni di ricerca.