Il primo alchimista era un egizio…

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…e questo egizio, che visse nel IV secolo dopo Cristo, si chiamava Zosimo di Panopoli (anche Akhmim o Chemnis, città situata nell’Alto Egitto).
Gli studiosi arabi narrano che i maestri dell’alchimia Zosimo ed Ermes/Thot riportarono le loro iscrizioni occulte nelle cripte dei templi. Il testo segreto di Zosimo sarebbe stato inciso nella città di Akhmim e occultato sotto la lastra di marmo di una tomba sotterranea; mentre il secondo testo si sarebbe trovato nel tempio di Dendera sotto una statua di Artemide, occultato in una cripta.
Ma anche il dio Osiride è strettamente legato all’alchimia. Anzi, Zosimo definiva il processo alchemico proprio come “osiridificazione” Di certo l’alchimista si rifaceva all’antichissima tradizione dei Testi delle piramidi, che videro la luce nelle prime dinastie e attribuivano al corpo morto di Osiride dei poteri sovrannaturali di rinascita e rigenerazione. La putrefazione non è che uno dei passaggi principali del processo alchemico di trasformazione. E così è descritto, nei testi del Nuovo regno, Osiride disceso nell’oltretomba. Da lì, dopo essersi putrefatto, il corpo del dio rinasce rinvigorito e splendente e torna alla superficie avvolto nel manto del sole.


(Fonte: storia-controstoria.org)

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