Correva l’anno 36 d.C. quando il Sinedrio di Gerusalemme condannò per blasfemia – reato contro Dio e le cose sacre – colui che conosciamo come Santo Stefano, il primo martire della storia, ovvero il primo cristiano ad essere ucciso a causa della sua fede religiosa.
La sua vicenda, in parte raccontata negli Atti degli Apostoli, ci dice che Stefano visse a Gerusalemme nel primo secolo d.C. e fu scelto dagli apostoli come primo dei sette diaconi che dovevano provvedere ai bisogni delle vedove, dei poveri e degli orfani delle comunità cristiane. Il suo essere uomo pieno di Fede e di Spirito Santo ne fece presto un predicatore ed il suo obiettivo, che era quello di diffondere la religione cristiana e convertire gli ebrei che arrivavano a Gerusalemme, attirò ben presto l’attenzione dei farisei che, per niente entusiasti di assistere alla diffusione del nuovo Credo, riuscirono a farlo accusare di blasfemia e a farlo condannare a morte per lapidazione dal tribunale religioso.
«Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: “Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: “Signore, non imputare loro questo peccato”. Detto questo, morì.» (At 7,56-60).
Nella morte di Stefano appaiono chiari tutti gli elementi, spesso comuni e ricorrenti, del martirio a causa della fede : le false accuse, il perdono degli assassini da parte dei martiri, l’incrollabile fiducia di essere accolti a braccia aperte, dopo la morte, nella casa del Padre.
Stefano divenne popolare a partire dal quinto secolo d.C. quando le sue reliquie, o presunte tali, cominciarono ad essere mostrate in diverse chiese: il cranio alla basilica di San Paolo fuori le mura, tranne qualche frammento che si trova a Putignano (Bari), un braccio a Sant’Ivo alla Sapienza, un altro braccio a San Luigi dei Francesi, un altro ancora a Santa Cecilia in Trastevere ed il corpo quasi intero nella basilica di San Lorenzo fuori le mura.
Iacopo da Varazze, agiografo e vescovo vissuto nel tredicesimo secolo, disse che la ricorrenza di Santo Stefano, che in origine si festeggiava il 3 agosto, nello stesso giorno del ritrovamento delle presunte reliquie, venne successivamente spostata nel mese di dicembre, periodo nel quale si celebrano le persone che, secondo quanto tramandato dalla tradizione, furono considerate più vicine a Gesù : i martiri.
La storia di Stefano, il primo a versare il suo sangue per il Signore, vuole ricordare che “credere” non è mai facile e che il Vangelo è, ancora oggi, un potentissimo strumento per cambiare il mondo, spesso destabilizzante per i potenti di turno che, nel corso dei secoli, non hanno esitato a mettere a tacere chi era portatore dell’Annuncio e del Messaggio del Risorto.