NADI, LE FOGLIE DEL DESTINO

(di Enrico Franceschini)

C’è una Forza Superiore che guida e regola le nostre azioni, spingendole dove Essa vuole anche quando noi crediamo di agire con la più capricciosa libertà”. (Luigi Capuana)


Siamo liberi di scegliere oppure tutto è predeterminato? E, se liberi, la nostra libertà è totale o parziale? L’essere umano si chiede da millenni se esista o meno il libero arbitrio, quanto egli sia influenzato dalla propria genetica e quanto dai contesti sociali ed ambientali in cui vive, nonché come la sua (presunta) libertà si possa inserire tra questi fattori. Ma da tali quesiti l’essere umano non si è mai lasciato irretire: egli da sempre ha creato innumerevoli metodologie attraverso le quali riuscire a conoscere in anticipo il proprio futuro, di capire quali passi sia più opportuno compiere, quali decisioni prendere; tra tali metodologie c’è quella delle nadi, le foglie del destino, la più antica ad oggi conosciuta. Esiste un libro ad essa relativo, scritto in sanscrito, per la precisione in un dialetto oggi estinto chiamato brahmi; l’autore del testo è Maharishi Shuka, il quale visse circa cinquemila anni or sono e fu contemporaneo dell’avatar Krishna (“avatara” in sanscrito significa “discesa del divino”). La tradizione assegna alla stesura del testo una data precisa, il 3.143; esso riporta sia le informazioni relative alle migliaia di foglie di palma sulle quali è scritto il destino di tutti noi, sia il metodo di lettura delle stesse, le quali sono il vero punto focale del metodo di divinazione in oggetto. Secondo i ricercatori, migliaia di anni or sono un numero imprecisato di rishi (sapienti e mistici dell’India) furono i channellers che seppero recepire conoscenze con metodi che probabilmente Pietro Ubaldi avrebbe chiamato “nourici”; per lunghissimo tempo tale sapienza fu tramandata oralmente (come fu per i Veda) e soltanto in un secondo momento trascritta su foglie di palma. In buona sostanza, sulle foglie c’è tutto ciò che riguarda ogni singolo individuo che sia apparso sulla Terra, una sorta di archivio del passato, presente e futuro di ciascuno di noi. Ho personalmente avuto la possibilità di chiedere ragguagli al dottor Gian Carlo Rosati, studioso di metafisica ed autore di molti libri relativi ad argomenti spirituali. Il dottor Rosati si è sottoposto al metodo di vaticinazione delle nadi ed ha ricevuto informazioni su eventi che lo riguardavano con tanto di date relative. Ad una mia domanda sulla sua esperienza mi ha risposto che il lettore delle nadi ha “indovinato” le date esatte (perfino il giorno) in cui erano avvenuti eventi determinanti per la sua vita e per quella dei suoi familiari ed ha anche “azzeccato” vicende che si sono verificate dopo la data in cui si è svolto il vaticinio; è ancora in corso ciò che il lettore gli ha riferito relativamente a sorelle, cognati, figli e nipoti. La cronaca degli ultimissimi anni ci informa di sistemi truffaldini attuati attraverso i social network al fine di effettuare false divinazioni carpendo i dati personali da tali strumenti, ma il dottor Rosati si sottopose alle nadi in tempi molto antecedenti allo sviluppo di internet. Il sistema profetico delle nadi è utilizzato prevalentemente nel sud dell’India, in special modo negli Stati del Tamil Nadu e del Kerala, ma qua e là lo troviamo un po’ in tutto il subcontinente indiano. La tecnica di scrittura usata per trascrivere sulle foglie tali conoscenze necessita di una specie di ago, chiamato ezuthani: tale tecnica prevede dapprima una sorta di graffiatura, poi una vera e propria incisione. Gli ezuthani non sono tutti uguali, ma diversi a seconda dello stato sociale dell’incisore; la lingua utilizzata per tale scrittura è il vatta ezhuthu, un antico dialetto Tamil. Sono utilizzate le foglie di due tipi di palma: il talipot e il palmyra; la fragilità di tali supporti necessita di una manutenzione molto accurata, che va dalla ritrascrizione su foglie nuove a quella molto più frequente dell’utilizzo su di esse di olio di pavone, che riesce a mitigare le ingiurie del tempo. Essendo il clima tropicale indiano tra i meno indicati per una lunga durata della materia organica, le foglie sono attaccate da umidità, funghi, formiche, parassiti; nonostante ciò la durata delle foglie è di alcune centinaia di anni, con un massimo di cinquecento: quando, nonostante l’accurata manutenzione, certe foglie sono troppo rovinate, quanto su di esse è scritto viene ricopiato su foglie nuove, dopo di che le vecchie vengono distrutte seguendo particolari rituali. La preparazione delle foglie nuove si effettua facendole essiccare al sole, poi bollire insieme a particolari erbe, successivamente poste sotto una speciale pressa, lasciate seccare e, in alcuni casi, affumicate per un paio di giorni; il formato di ciascuna foglia è di venti/cinquanta cm. di l
unghezza e tre/sei di larghezza e su di esse viene praticato un foro al fine di tenerle raccolte. Nadi è un termine associabile ad un momento temporale e tali foglie sono denominate con il nome del rishi che ne è stato il codificatore. Nei centri di lettura delle nadi si presentano spesso ricercatori che non obbligatoriamente debbono sottoporsi alla procedura di vaticinio, ma anche soltanto per fare ricerche e porre domande; quando la loro permanenza si protrae per tutto il giorno, essi se vogliono consumano con gli esperti lettori un pasto molto frugale, spesso soltanto a base di frutta. A chi si sottopone al vaticinio i lettori chiedono il nome di battesimo e la data di nascita; per la ricerca delle foglie relative al soggetto che si sottopone alla lettura possono essere necessarie molte ore e nel caso che, nonostante i suddetti dati personali, tali foglie non siano rintracciate, il lettore nadi chiede l’impronta del pollice della persona che a lui si affida: quello destro per gli uomini, quello sinistro per le donne. Le impronte sono suddivise in centootto tipologie e tre macro categorie ed il lettore, prima di iniziare la ricerca delle foglie, si accerta a quale tipologia e categoria appartenga quella determinata impronta digitale. La procedura prosegue attraverso una sequenza di domande e risposte, dalle quali il lettore ha modo progressivamente – cioè dopo ogni risposta ottenuta dal soggetto – di scegliere le foglie che siano a questi relative; tale sequenza viene attuata attraverso domande alle quali si deve rispondere “sì” o “no”: il lettore scarta le foglie relative alle risposte negative e prosegue. La meraviglia e l’emozione scaturiscono quando il soggetto comincia a rispondere sempre di “sì” proprio perché il lettore inizia a porre domande che corrispondono alla realtà dei fatti (ad esempio:”Sei nato alle quattro del mattino?; risposta: “Sì” – “Hai due fratelli?”; “Si” – “Tua moglie si chiama Laura?”; “Sì” – “Tuo padre era un medico?; ”“Sì” e così via); pian piano il lettore riferisce sempre più dati che non può assolutamente conoscere. In alcuni casi sulle nadi si legge anche la data in cui il soggetto si sarebbe presentato per far effettuare la lettura. Della totalità delle foglie (molte migliaia), cento riguardano esclusivamente un Personaggio molto conosciuto tra i ricercatori spirituali, Sathya Sai Baba (1926-2011), considerato un avatar da decine di milioni di persone nel mondo; le nadi descrivono il Suo albero genealogico, gli eventi della Sua vita, i Suoi miracoli. Con il trascorrere dei secoli, l’uso delle nadi si affievolì notevolmente fin quasi a spegnersi, poi riprese vigore nel XIII secolo d.C. per successivamente quasi sparire nel XVIII secolo durante la dominazione britannica; negli ultimi decenni ha ripreso vigore. Il metodo di vaticinio delle nadi non lo si può assimilare ad una mantica, come – ad esempio – si può invece fare (credo non sbagliando) con la cristallomanzia; con le nadi non è una capacità paranormale dei lettori che si estrinseca, ma la loro competenza nel gestire un sistema complesso, misterioso, unico: ma l’aspetto mistico, extrasensoriale è in esse ben presente, da esse inscindibile e – come già detto – lo si può ritrovare al momento delle loro origini. Oggi le nadi esistenti riguardano quasi tre miliardi di esseri umani, quindi – benché sia un numero impressionante di individui – non la totalità: ciò non dipende da una qualche carenza od anomalia in tale sistema di divinazione, ma dal numero incalcolabile di foglie che nel corso di molti secoli sono andate perdute o distrutte, per negligenza, superstizione ed altro. Ovviamente, per comprendere bene la straordinarietà delle foglie del destino occorrerebbe avere la possibilità – ed il coraggio – di sottoporsi al loro vaticinio; comunque sia esse sono lì, con “impresse” da millenni le esistenze di tutti noi.